Il Flamenco, le origini della musica gitana

Il flamenco non nasce come una forma di spettacolo, ma come un’esigenza di sfogare gioie e dolori in un linguaggio intimo e privato

Il Flamenco è la musica del popolo nomade dei gitani una musica che viene dal cuore e dal sentimento di appartenere alla comunità. Una musica di grande impatto emotivo che sembra evocare tutte le infinite sfumature dell’animo umano e le vicissitudini che questo popolo ha dovuto attraversare. Il flamenco non nasce come una forma di spettacolo, ma come un’esigenza di sfogare gioie e dolori in un linguaggio intimo e privato. Si cantava senza l’accompagnamento della chitarra, avvalendosi soltanto di supporti ritmici corporali, come il battito dei piedi sul terreno, delle mani oppure delle nocche sul tavolo. Oggi invece è una forma di spettacolo a tutti gli effetti.

Da dove ebbe origine il popolo gitano:

Il luogo di origine del popolo gitano è ritenuto una regione situata nell’attuale Pakistan da cui vennero esiliati in seguito a una serie di conflitti e invasioni.

Da qui passarono in Egitto, in Cechia e in Slovacchia e infine, durante il XV secolo nei Balcani-Italia, in Francia e in Spagna, dove divennero stanziali. L’Andalusia, regione con una secolare tradizione culturale e scientifica improntata alla multietnicità, è il luogo dove la tradizione Gitana ha trovato le condizioni più adatte per la propria integrazione. Il flamenco si sviluppa tra le province di Siviglia, Cadice, Jerez, Málaga e Cordova. Nella fase iniziale, il flamenco si mostra come uno sfogo emozionale della minoranza gitana in Andalusia.

Il termine flamenco deriva dall’unione delle parole arabe “felag” (contadino) e “mengu” (errante, fuggitivo), e entrò nell’uso linguistico come sinonimo di Gitano nel secolo XVIII.

Importanza e sviluppo del Flamenco dal 1700

Uno dei primi documenti scritti sul flamenco si trova in una delle Cartas Marruecas di Cadalso (1774), dove la musica flamenca viene esplicitamente attribuita ai gitani. Tra il 1765 e il 1860 si sviluppano tre focolai di evoluzione della musica flamenca, che crearono in seguito tre distinte scuole stilistiche: Cadice, Jerez de la Frontera, e il quartiere di Triana a Siviglia.

L’epoca tra il 1860 e 1910 è detta l’età dell’oro del flamenco. Esso viene interpretato nei Cafè, conosciuto e amato dal pubblico spagnolo. Verso la metà dell’Ottocento iniziarono a diffondersi per tutta la Spagna e massivamente in Andalusia i cafés cantantes, locali notturni dove agli spettacoli di varietà venne presto affiancato il flamenco.

In tutta la Spagna nacquero 63 cafés cantantes, distribuiti così: 12 a Siviglia, 5 a Jerez, 3 a Cadice, 11 a Cartagena, 4 a Puerto Santa María, 5 a Malaga, 1 a Granada, 18 a Madrid, 1 a Barcellona, 1 a Cordova, 1 a Bilbao e 1 a La Unión. Dall’esperienza dei cafés cantantes, il flamenco esce rinnovato e il canto della famiglia/comunità diviene il canto di un interprete professionista.

Uno dei personaggi più rilevanti nella storia dei cafés cantantes fu quello di Silverio Franconetti, quando nella seconda metà del 1800 aprì il suo locale. Silverio apprese il cante dai gitani e divenne il primo cantaor andaluso, in virtù delle sue capacità espressive. Rese il cante più soave e melodico rispetto all’originale forma di cante crudo e tragico. Lo impose al pubblico senza il contorno coreografico o teatrale, ma questi tentativi di popolarizzazione furono la conseguenza della naturalizzazione del cante.

 Con la diffusione dei cafés cantantes iniziò l’età d’oro del flamenco. Il baile acquista tutti gli elementi stilistici attuali e il cante conosce quella che è considerata l’epoca del classicismo, in cui prevale il cante jondo, il canto malinconico della tradizione flamenca.

Tra gli strumenti musicali viene introdotta la guitarra. Tra il 1910 e il 1955 il cante subisce influenze dal son sudamericano, (in concomitanza con le emigrazioni-immigrazioni nell’america latina).

A partire dal 1955 sorge il Rrinascimento flamenco In questo periodo sorgono i tablaos ovvero locali (eredi dei precedenti cafè) in cui sono presenti delle pedane di legno su cui gli artisti, o anche la gente comune, può esibirsi, accompagnata dal chitarrista e dal cante. Le tendenze stilistiche hanno visto nell’arco degli anni, spostare l’attenzione quando sulla parte superiore del corpo, (testa, braccia, polsi, nacchere, o castañuelas) specialmente nel flamenco femminile, quando sulle gambe e sui piedi.

Molte esibizioni maschili si basano principalmente su giochi virtuosistici di zapateado y taconeos. La guitarra, assente nel flamenco dei primordi, è diventata di recente uno strumento anche solista, oltre che accompagnatore. Quindi definire il flamenco una danza, oppure un genere musicale, forse è restrittivo. E` entrambe le cose, ma è anche una forma di rappresentazione teatrale, è il modo dei gitani, popolo fuori dalla storia, di raccontare la propria storia.

Il Flamenco oggi

Ai giorni nostri il flamenco conosce un’ascesa senza precedenti. Diventa popolare sempre di più in tutto il mondo. La musica e anche il ballo sono l’oggetto dell’interesse di artisti che fanno nascere diverse fusioni. Artisti come per esempio Paco de Lucía, Tomatito, Joaquín Cortés, Belén Maya oppure Eva la Yerbabuena riempiono le sale da concerto, essendo i rappresentanti di un arte che vuole attraversare le frontiere del mondo .

Per altri approfondimenti:

https://voxeurop.eu/it/il-paese-dei-gitani-felici/

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